giovedì 26 luglio 2018

Il Museo Luigi Magni e Lucia Mirisola gode anche del patrocinio dell’



ASSOCIAZIONE DEMOCRATICA GIUDITTA TAVANI ARQUATI

L’ antica e prestigiosa associazione dedicata alla patriota Giuditta  Tavani Arquati caduta nell’attentato al lanificio Ajani in Trastevere compiuto dagli zuavi pontifici ha concesso al Museo Luigi Magni e Lucia Mirisola il suo patrocinio per rendere omaggio al grande regista che più di tutti ha cantato Roma. Ma chi era Giuditta Tavani Arquati? Giuditta nasce il 30 aprile 1830 nell’ospedale Fatebenefratelli, sull’isola Tiberina, ed è battezzata lo stesso giorno nella chiesa ospedaliera di San Bartolomeo all’Isola. Il padre, Giustino Tavani, è un commerciante di stoffe, patriota della prima Repubblica romana del 1798-1799, già incarcerato e ramingo a Venezia per diversi anni, tornato a Roma. La madre è Adelaide Mambor, anch’essa di famiglia patriottica. La sua è un’infanzia all’insegna di princìpi laici e repubblicani, coerentemente con l’ambiente trasteverino in cui cresce, ma in contrasto con il clima reazionario e papalino della città. Non le fanno però mancare i sacramenti, da buona cattolica: a soli quattordici anni si sposa nella parrocchia di San Crisogono, a Trastevere, con Francesco Arquati, conosciuto nel magazzino di stoffe del padre. Entrambi sono alla difesa della Repubblica del ‘49 dalle armi francesi, e dopo la rotta seguono Garibaldi alla volta di Venezia, ai primi di luglio. Caduta la Repubblica di San Marco per mano degli austriaci, riparano nelle Romagne, poi a Subiaco, dove una lapide apposta nel 150° dell’unità ricorda la casa dove abitarono col primogenito, Antonio. Nel 1865 fanno rientro a Roma, con i figli che ora sono quattro. Francesco assume la direzione del lanificio di Giulio Ajani, alla Lungaretta, ricco imprenditore che dispone di industrie, terreni e greggi, altra figura di spicco del Risorgimento romano. La loro è una famiglia di borghesi rivoluzionari e agiati – abitano un palazzo in piazza santa Rufina, poco distante – in una città di aristocratici e plebei: servitori, osti, barcaroli, guardie e preti. E proprio contro il governo dei preti Garibaldi, fuggito da Caprera, dov’è confinato, muove due anni dopo con 8mila volontari – 8 volte quanti gli erano occorsi per sbancare il Regno del Sud e conquistare il Mezzogiorno, pochi anni prima – alla volta di Roma, ostacolato dagli scherani di re Vittorio, come già nel ’62 in Aspromonte. Il giorno stabilito per la sollevazione è il 22 ottobre. Alle 7 di sera i muratori Giuseppe Monti e Gaetano Tognetti fanno saltare in aria una caserma a Borgo, uccidendo una ventina di zuavi della banda musicale pontificia – i soli in caserma, a quell’ora – e un paio di passanti. È il segnale che deve dare il là all’insurrezione generale. Si sparacchia sul Campidoglio, a piazza Colonna, a porta San Paolo e ai Parioli. Fallisce però la liberazione dei detenuti politici nelle carceri di san Michele, a porta Portese, e l’occupazione di varie chiese da cui sarebbero dovute suonare le campane a stormo, segnale per l’ingresso dei garibaldini in città, che intanto muovono su Monte Rotondo. Per dar manforte ai romani, una spedizione di una settantina di patrioti, guidata dai fratelli Enrico e Giovanni Cairoli, partiti da Terni il 20 ottobre, disceso in barcone il Tevere, sbarca alla confluenza con l’Aniene. Saputo della fallita insurrezione, si attestano sulla collina di Villa Glori per aspettare il grosso dei garibaldini che nel frattempo hanno conquistato Mote Rotondo. I pontifici li sorprendono lì, nel pomeriggio del 23. Tra i mandorli della villa s’ingaggia una battaglia senza vinti né vincitori: i papalini non riescono ad avere la meglio sugli insorti che, da parte loro, sono costretti a ritirarsi a Monte Rotondo, lasciando sul colle Enrico tra i morti e i feriti che sono catturati la mattina del 24. Garibaldi, spintosi fino a Ponte Nomentano, scruta inutilmente col cannocchiale qualche fumata rivelatrice, ma a quell’ora è già tutto finito e s’avvia verso quello che sarà il disastro di Mentana, tra le sue rare sconfitte. A Roma dopo la tentata sollevazione vige il coprifuoco, i superstiti degli scontri – una quarantina – sono tutti nel lanificio trasteverino, dove da settimane non si fila la lana ma si fabbricano bombe e proiettili e si coordinano le operazioni. Nelle strade non gira nessuno, tranne le pattuglie pontificie. E proprio un pattuglione di zuavi e gendarmi s’affaccia alla Lungaretta il 25, poco dopo la mezza. È l’ora di pranzo e Giuditta, assieme alle altre donne dei rivoltosi, sta dandosi da fare per sfamare quella torma stanca e sfiduciata, mentre Antonio, dodicenne, è di guardia sull’altana del lanificio. È lui a vederli e, pare, a gettargli una bomba che oltre al botto non fa gran danno. Nasce un parapiglia generale e uno scontro. I papalini sparano dal campanile della chiesa delle sante Rufina e Seconda e dai padiglioni dell’ospedale di san Gallicano, gli assediati rispondono al fuoco asserragliati nel lanificio. La fucileria va avanti per un paio d’ore finché, sopraggiunti i rinforzi e l’artiglieria che consente di sfondare il portone, i papalini danno l’assalto al complesso, all’arma bianca. Chi non riesce a fuggire dai tetti muore spanzato. Giuditta è tra questi, come il figlio e il marito. Ed è d’un qualche interesse leggere su Civiltà Cattolica, nel 1893, la rievocazione della strage che ancora riporta l’eco del dibattito se fosse o meno incinta del quinto figlio, e la denigrazione della sua figura, col tono dei vinti che già sentono di tornare vincitori. Una dozzina di altri patrioti muoiono sul posto, altri sul patibolo non fanno in tempo a vedere la breccia di porta Pia, di lì a tre anni. I grandi media la ricordano solo per una citazione nel passo del cardinale Colombo (Manfredi) dettato allo scrivano Serafino ne “ln  nome del papa re” di Luigi Magni. Opera premiata con tre David di Donatello  quattro Nastri d’Argento e una grolla d’oro.  Un grazie di cuore al presidente Aurelio Vita per questo privilegio che va ad impreziosire non poco il nostro lavoro.

Alessandro Filippi

martedì 24 luglio 2018

VI° VELLETRI WINE FESTIVAL “NICOLA FERRI”
Salone del gusto dei castelli romani
Premio Nazionale Pallade Veliterna – Premio di Pittura La Scaletta

BANDO PER L’OPERA SIMBOLO DELLA FESTA DELL’UVA E DEI VINI 2018

Il Comune di Velletri Assessorato alla Valorizzazione dei prodotti locali e il Circolo Artistico La Pallade Veliterna bandiscono anche per il 2018 il concorso per l’opera simbolo della Festa dell’Uva e dei Vini di Velletri prevista per l’ultimo fine settimana di Settembre.
Art 1
Al concorso posso partecipare tutti gli artisti italiani e della comunità europea presentando un bozzetto per un’opera scultorea pittorica fotografica che possa rappresentare la Festa dell’Uva e dei Vini di Velletri.
Art.2
Una commissione di esperti nominata dal Presidente del Circolo Artistico La Pallade Veliterna decreterà il bozzetto vincitore.
Art. 3
I bozzetti dovranno arrivare alla mail decarcievelletri@gmail.com o presso il Polo Espositivo Juana Romani via Luigi Novelli 3 Velletri entro e non oltre il 15 settembre 2018
Art.4
La commissione nella giornata del 16 Settembre decreterà il bozzetto vincitore
Art.5
L’opera dovrà essere pronta e consegnata entro il 28 Settembre 2018 per essere presentata al Sindaco e alla città il 29 Settembre 2018
Art.6
L’artista vincitore parteciperà di diritto al Velletri Wine Festival Nicola Ferri e avrà una personale di un mese presso il Polo Espositivo entro l’anno.
Velletri 24 Luglio 2018

lunedì 9 luglio 2018

Velletri ha conseguito una delle più importanti vittorie culturali degli ultimi anni con la costituzione del Museo Luigi Magni e Lucia Mirisola al quale stanno arrivando messaggi di sostegno e apprezzamento da importanti esponenti del mondo del cinema e del spettacolo. Tramite sua figlia Carlotta anche

IL MAESTRO GIGI PROIETTI HA FATTO GIUNGERE IL SUO SOSTEGNO E IL SUO APPREZZAMENTO

a lui si sono uniti Massimo Wertmuller – Gino Landi e le signore Erminia Ferrari Manfredi – Maria Paola Sapienza Trovajoli e Lola Mastroianni oltre alla famiglia del maestro nelle persone di sua sorella Fiorella e dei nipoti Umberto e Mauro Magni e all’ Associazione Luigi e Lucia Magni nelle persone del suo presidente Leila Benhar e del segretario Massimo Castellani.

La nostra città di Velletri, sta per salire alla ribalta del mondo culturale romano e del mondo del cinema italiano,grazie al progetto iniziato lo scorso Settembre dal Circolo Artistico La Pallade Veliterna pienamente appoggiato e condiviso dal dirigente scolastico del Cesare Battisti Eugenio Dibennardo dedicato alla valorizzazione e alla catalogazione della produzione del grande maestro romano Luigi Magni e di sua moglie Lucia Mirisola. Un lavoro attento e meticoloso che ha portato i primi frutti nello scorso mese di Marzo quando dopo la mostra “Gigi Magni epigrammi all’inchiostro di china” è stata allestita presso il Polo Espositivo Juana Romani la mostra “Gigi Magni filmografia di un regista” con oggetti e abiti di scena autentici. In questa occasione il Comune di Velletri sopperendo al rifiuto del Comune di Roma ha dedicato un viale della Villa Ginnetti alla memoria del maestro e una camelia a sua moglie Lucia Mirisola. Tutto questo unito all’istituzione del Premio Nazionale Luigi Magni per le arti grafiche, ha gettato le fondamenta per la nascita a Velletri presso il Polo Espositivo Juana Romani affidato dal consiglio d’istituto del Cesare Battisti al Circolo Artistico La Pallade Veliterna del Museo Luigi Magni e Lucia Mirisola che aprirà i battenti il prossimo mese di Settembre. Un ala della prestigiosa struttura che dal 1890 al 2014 ha ospitato l’Istituto Statale d’Arte Juana Romani prima e il Liceo Artistico dopo sarà dedicata in modo permanente alla carriera del maestro e di sua moglie si tratta di quattro sale monotematiche dedicate ai singoli aspetti della vita artistica della coppia Magni – Mirisola, la prima raccoglierà i disegni satirici, la seconda le opere scenografiche, la terza quelle da regista e la quarta quelle teatrali. Saranno messi in evidenza rapporti di collaborazione con professionisti come Armando Trovajoli. Un progetto che ha trovato e sta trovando il sostegno ad alti livelli, il primo ad arrivare tramite sua figlia Carlotta è stato quello del Maestro Gigi Proietti che ha interpretato Mario Cavaradossi in Tosca e poi è stato protagonista di opere come Gaetanaccio e i 7 Re di Roma. A seguire Massimo Wertemuller il marchesino Eufemio Arquati in “In nome del Popolo Sovrano”, poi Gino Landi autore della regia teatrale dei 7 Re di Roma. La famiglia del maestro della persona di sua sorella Fiorella Magni e dei nipoti Umberto e Mauro hanno espresso il loro sostegno e la loro piena approvazione fin dai primi passi. Come non è mancato quello dell’Associazione Luigi e Lucia Magni nella persona del presidente Avvocato Leila Benhar e del segretario Massimo Castellani ai quali si è unito il sostegno degli amici di sempre Enrico e Tiziana Todi nonché della Signora Erminia Ferrari Manfredi, della Signora Maria Paola Sapienza Trovajoli  e della signora Lola Mastroianni moglie di Ruggero. Come non citare e ringraziare per la loro collaborazione Edoardo Di Iorio – Enzo Forletta – Beppe Lanci – Alberto Spiazzi – Maurizio Millenotti – Luigi Ronchetti – Elide Cortesi,la famiglia De Angelis, l’amica Cristiana Possenti, Stefano Pirri, Stefano Donati l’arch. Marco Marini, Paolo Pace, Stefano Ortolani. Ogni uno per la sua parte ha contribuito al raggiungimento di un obbiettivo che siamo certi farà accrescere l’offerta culturale cittadina. Un grazie per tutto all’amministrazione comunale di Velletri in particolare al Sindaco Orlando Pocci all’amica “sorella” Romina Trenta. Al Sindaco emerito Fausto Servadio e agli ex assessori Luca Masi e Marcello Pontecorvi all’ex consigliere amica “sorella” Sabina Ponzo senza il loro apporto e la loro determinante presenza le fondamenta per il museo non sarebbero state mai gettate. Il Maestro ben conosceva la nostra città e il territorio avendo girato parte de La Carbonara a Velletri e parte della Notte di Pasquino ad Ariccia a Palazzo Chigi. A Velletri Magni nel 2001 ha ricevuto il PREMIO EDUARDO alla carriera dalle mani del Sindaco emerito Bruno Cesaroni. Appuntamento quindi a Settembre per la serata inaugurale nel frattempo vi ricordo la rassegna delle opere di Gigi Magni ogni venerdì e sabato al Polo Espositivo sotto il patrocinio del Premio David di Donatello. Luigi e Lucia ne hanno vinti 5 che sono esposti al Polo e che poi andranno al futuro Museo.
Alessandro Filippi

giovedì 5 luglio 2018

CIRCOLO ARTISTICO “ LA PALLADE VELITERNA”
sede legale Piazza Caduti sul Lavoro 34 – sede operativa Via Luigi Novelli 3 00049 Velletri (RM)
sito www.vinoconarte.it mail decarcievelletri@gmail.com recapito 3454085606

MUSEO “LUIGI MAGNI E LUCIA MIRISOLA”
Con molto piacere nella mia qualità di presidente del Circolo Artistico La Pallade Veliterna vi indirizzo questa nota per annunciare che nel mese di Settembre 2018 a Velletri presso il Polo Espositivo Juana Romani che gestiamo dal 2014 verrà inaugurato il Museo dedicato all’arte del maestro Luigi Magni e a quella di sua moglie Lucia Mirisola. Si tratta di una iniziativa voluta dalla nostra associazione e sostenuta dalla famiglia Magni e dall’ Associazione Luigi e Lucia Magni per lasciare alle future generazioni memoria di questi due personaggi che hanno scritto un capitolo fondamentale della storia del cinema italiano.
Perché Velletri e non Roma?
La nostra città ha avuto il piacere di consegnare nel 2001 il Premio Eduardo alla carriera al maestro Magni che qualche tempo prima l’aveva scelta per alcune scene della Carbonara. Nel Marzo del 2018 il Comune di Velletri ha voluto dedicare a Gigi Magni un viale della Villa Ginnetti diventando il primo comune in Italia a riconoscere la sua arte ufficialmente questo dopo il NO della giunta capitolina.
Il Circolo Artistico La Pallade Veliterna che mi pregio di rappresentare dal mese di Settembre del 2017 ha iniziato un progetto di studio e di catalogazione della produzione della coppia Magni – Mirisola e proprio dopo aver ottenuto il N.O. dalla Signora Lucia ha istituto il PREMIO NAZIONALE “ LUIGI MAGNI PER LE ARTI GRAFICHE” che si assegna ogni anno nel quadro del VELLETRI WINE FESTIVAL “NICOLA FERRI” concorso d’arte contemporanea mirato alla valorizzazione del prodotto principe del territorio il vino abbinato all’arte.
A chiusura di questa nota vi chiedo il vostro sostegno alla nostra iniziativa attraverso la diffusione della stessa per i vostri canali in modo da preparare attentamente l’inaugurazione che possa essere un momento di ricordo e di celebrazione dei nostri Gigi e Lucia


IX VELLETRI WINE FESTIVAL "NICOLA FERRI" bando

VELLETRI WINE FESTIVAL " NICOLA FERRI " 2024 bando

L’edizione 2024 della rassegna, istituita nel 2013 da una idea di Alessandro Filippi,  con l’allora assessore Orlando Pocci e sostenuta dall...